Ipotesi sul ponte ritrovato sotto via Biassa.
di Marco Golinelli
Gli scavi effettuati nell’odierna piazza Beverini nel 1901 per la realizzazione del palazzo comunale che lì s’innalzava, poi distrutto dai bombardamenti della seconda guerra mondiale il 18 aprile 1943 (DANESE 2014), misero in luce delle strutture preesistenti che solo Ubaldo Mazzini ebbe modo, in qualità di storico urbano, di vedere ed analizzare.
Riporto di seguito un estratto dei suoi articoli in cui sono presenti le uniche osservazioni in nostro possesso, corredate da un suo disegno che ne illustra una ricostruzione ipotetica (MAZZINI 1902, pp. 63-71).
Ora che gli scavi ci hanno dato modo di scoprire le due spalle, le imposte e buona parte dell’arco, possiamo attribuire a quell’opera una rispettabile antichità; [..] L’arco antico di cui ci occupiamo era impostato a m. 2,40 sotto l’attuale livello del Corso Cavour, e poggiava da una parte e dall’altra contro due forti spalle. [..] gli avanzi del nostro ponte ci indicano in modo chiaro l’andamento di un’antica strada litoranea che doveva congiungere il Poggio con i paesi della riviera destra del golfo, fino a Portovenere. [..] La strada e il ponte sono di costruzione romana.
Con l’ampliarsi degli scavi, Mazzini ebbe la possibilità di eseguire qualche nuova misurazione che riporto, sempre traendo da un suo successivo articolo (MAZZINI 1903):
L’arco aveva luce, secondo la misura fatta nel 1901 di piedi romani 40.6, cioe di 12 metri; (un piede romano corrisponde a 29.65 cm NdA) [..]. Le spalle del ponte misuravano dalla loro origine allo spigolo del piedritto dell’arco piedi romani 37.2, cioè 11 m. ciascuna. Costrutte nelle facce in opus pseudoisodomum, erano nell’interno, come di solito, di opus incertum e posavano sopra una risega avanzatasi irregolarmente fra i 10 e i 20 cm sul resto dell’opera; la quale risega giaceva sopra un fondo fangoso a m 0.80 sotto il livello del mare. Tutto il ponte era lungo 115 piedi romani, cioè 34 metri all’incirca. A m 3.80 dall’imposta dell’arco, della parte di levante si apriva un condotto a copertura piana, di m. 0.85×0.60 di luce. corrente in senso diagonale nella direzione della chiesa di S. Maria, e che doveva servire a far defluire l’acqua di qualche piccolo corso [..].
Dalla descrizione del Mazzini e soprattutto dalla citazione delle due tecniche murarie si capisce che lo studioso era propenso a datare il ponte all’epoca romana.
La toponomastica e la scarsa documentazione archeologica di età romana dal I secolo a.C. ritrovata nel territorio del Golfo testimoniano un popolamento esistente e probabilmente sparso e di tipo rurale. Uno sfruttamento agricolo del territorio giustificherebbe l’esistenza di una viabilità minore romana, contemporanea agli insediamenti. (GERVASINI ****, pag 72).
Dal punto di vista documentario il ponte risulta probabilmente citato nel 1371 (ponte lapidis) come , punto di riferimento topografico del borgo (SPEDIE IURA, I, carta 10 e sgg.).
Questi dati così scarni non ci permettono, ovviamente, di ipotizzare una datazione fondata, né di disquisire sull’origine di tale manufatto: soltanto future mirate indagini e scavi, tesi a indicare qualità delle strutture e dei supposti tracciati stradali, potrebbero portare maggior luce su questa struttura.
Malgrado i pochi dati a disposizione si è cercato, tuttavia, di proporre una modesta ricostruzione virtuale, considerando anche, diversi fattori di oggettività statico funzionale, contemporaneamente coerente con i metodi costruttivi classici (GALLIAZZO 2004).
Bibliografia
DANESE 2014. S. Danese, La Spezia 5 giugno 1943, La Spezia
GALLIAZZO 2004. V. Galliazzo, I ponti romani, in Elementos de Ingeniería Romana, Tarragona
GERVASINI 2001. L. Gervasini, Considerazioni storiche sulla viabilità nella Liguria orientale. La Via Aurelia e la Va Aemilia Scauri, in Vie Romane in Liguria, a cura di Rinaldo Luccardini, Genova
MAZZINI 1902. U. Mazzini, Noterelle spezzine di Archeologia, di storia e d’arte, La Spezia
MAZZINI 1903 U. Mazzini, Note di archeologia spezzina, in «Corriere della Spezia», VII/ 34 (2 giugno 1903)
SPEDIE IURA. Spedie iura (liber primus ex tribus), a cura di Gigliola Turra Biavaschi, La Spezia 1985